Il rinvenimento di una mappa catastale del 1877 del paese di
Barrafranca ci induce a riconsiderare la lettura del sopraporta di palazzo
Butera a Palermo, fatta nel mio blog in data 8 gennaio 2019[1].
I Dato: l’antica chiesa
Madre di Barrafranca
Fig. n. 2
L’antica chiesa madre, nel 1877, si trovava nella parte nord
della piazza, era segnata nella mappa con le partite n. 3544, 3545 e 3546 (vd.
fig. 2) della sezione 2. La prima partita di colore rosa corrispondeva alla navata destra che,
a quanto pare, all’epoca era ancora in piedi. Le altre due partite, invece, ci
restituiscono le mura perimetrali della chiesa ormai ridotta a rudere. La
chiesa, come afferma Angelo Ligotti, sarà totalmente demolita nel 1933 con
decreto podestarile[3]. Dietro
la chiesa ricadeva e iniziava la via Chiesa Vecchia, che continuava nell’attuale
via Chiesa Vecchia. La stecca di case ricadenti in quella che viene chiamata “Strada
provinciale”, attuale corso Garibaldi non era in asse con la chiesa.
II Dato: l’antica torre
di Convicino
Fig. n. 3
Nello stralcio in fig. n. 3 si può notare come circa cento
anno dopo la realizzazione del dipinto di palazzo Butera in toponomastica
esisteva la “Via dietro la torre”. Vengono segnati delle mura di contenimento e
di difesa e si nota, evidenziato in giallo, un edificio pressoché rettangolare
che ha evidentemente subito dei rimaneggiamenti successivi che lo hanno diviso
in tre partite catastali. Quella che attira la nostra attenzione è la partita
numero 1291. Il muro della parte ovest è disegnato con una linea spezzata che
sembra essere un contrafforte.
La precisa denominazione toponomastica della strada e la
forma della partita ci inducono a far collocare proprio in quel punto la
celeberrima torre-dongione di Convicino di cui scrisse Vito Amico. La parte
crollata della torre era l’angolo a sud-est: ecco perché Amico parla di reliquiae. Le due partite piccole e
adiacenti altro non sono che successive costruzioni addossate alla torre ad uso
abitativo di privati cittadini, che hanno negli anni continuato questa attività
costruttiva fagocitante.
III Dato: il magazzino e l'orto del principe
Fig. n. 4
Nello stralcio in fig. n. 4, si può notare come l’hortus conclusus o pars
dominicia del Signore o principe feudale, nel 1877, conservava le proprie
mura (vd. freccia bianca). L’edificio rettangolare contrassegnato con la
partita 2028 (vd freccia rossa) risulta inglobato nelle mura e presenta anche
una piccola corte sul lato a sud.
Fig. n. 5
Del muro di cinta dell’orto ci sono ancora oggi tracce nel
largo Canale (vd. fig. n. 5 frecce rosse). L’edificio segnato all’interno dell’orto
nella mappa del 1877 esiste ancora (vd. fig. n. 5 freccia bianca). Era questo
il magazzino del principe segnato nel sopraporta di palazzo Butera? Oppure il
magazzino non era altro che la stessa torre riadattata? O il vecchio carcere
(fig. n. 4, freccia blu)? La Storia diventa ancora più misteriosa. Oggi, il
sopravvissuto magazzino del principe, ad ogni buon conto non vedrebbe più la
vasca ottagonale della fonte del Canale, che la mappa del 1877 riporta. Che peccato!
[1] Il blog
si trova al seguente link: https://barrafrancamiscellanea.blogspot.com/2019/01/lettura-storico-architettonica-del.html
[2] I
riferimenti di tale mappa si trovano in nota n. 2 nel blog al seguente
link: https://barrafrancamiscellanea.blogspot.com/2019/01/la-chiesa-di-san-marco-di-barrafranca.html
[3] A. Ligotti, Notizie su Convicino (l’Hibla Galatina sicula, la Calloniana romana),
detta poi Barrafranca, attraverso nuovi documenti (1091 – 1529), in A.S.S. Serie
III – Vol. VIII, Società Sicilina per la Storia, 1958, pag. 17.
Autore: Filippo Salvaggio